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28-ServoCenturione-300Il brano evangelico enuncia una guarigione compiuta a distanza perciò l’artista si limita a rappresentare Gesù e il servo del centurione nella stessa scena ma in ambienti diversi.
Il servo del centurione viene rappresentato in casa, allettato, circondato dal centurione e dalle donne. Lo sfondo nero determina l’oscurità in cui è immersa la stanza, tuttavia una luce chiara proveniente dall’estero invade la scena. Dall’ apertura della porta notiamo tre cipressi che essendo sempreverdi e di forma a cono simbolizzano l’immortalità. Dalla finestra scrutiamo Gesù e le donne in fondo al vialetto che grazie alla prospettiva diventa punto focale del quadro. Nel cielo appare l’aurora, come il candido sole è la fonte della luce così Gesù, in quanto artefice del miracolo, ha le braccia tese proprio a dirci che lui aspetta solo che lo abbracciamo.
   Emanuele Longato


Eric Battut

Eric Battut  è nato nel 1968 nel paese medioevale di Chamalières (Francia), dove tuttora vive e lavora. Ha frequentato la Scuola superiore in Scienze economiche e Diritto, ma sentendo che la sua vocazione era un’altra si è iscritto ai corsi di disegno della Scuola Emile Cohl di Lione. Si è diplomato nel 1996 e nello stesso anno ha esposto alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Fino ad oggi ha pubblicato oltre cinquanta libri per bambini e ricevuto diversi premi importanti: nel 1997 il premio “Figure Futur” alla Fiera del Libro di Montreuil, nel 2001 il premio “Enfants de Daudet” associato all’Accademia Goncourt con Rosso Micione (Èditions Milan) e il “Grand Prix” alla Biennale di Illustrazione di Bratislava con Barbablù (Bohem Press). Nel 2002 ha vinto il premio Andersen per il miglior albo illustrato in Italia con Il Gatto con gli stivali (Bohem Press Italia).

Lc 7,1-10
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va'!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa' questo!», ed egli lo fa». All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.


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