
Ho scelto dei toni bui per il paesaggio, cosi come il rosso scuro per il corpo dell’uomo. I dettagli e i particolari sono ridotti al minimo.
Un triangolo di cielo e nuvole, in alto, rischiara in parte il quadro ma l’attenzione si dirige subito verso il basso a destra, proprio al limite dell’immagine, sulla bianchissima e banalissima pecorella, come quella del presepe, a testa in giù fra i rovi spinosi e neri.
Le forme più importanti del quadro scendono verso di lei; il pendio della montagna, il pastore che allunga il suo braccio e allarga le gambe per non cadere. Tutto si muove e si spinge per salvare quella piccola cosa luminosa, al cui colore bianco ho voluto aggiungere un po’ di oro; una piccola forma, semplice e preziosa che in quel preciso momento vale più di tutto il resto.
Michele Ferri
Michele Ferri
Pittore, scultore e illustratore è nato a Fano (PU) nel 1963. Dopo gli studi a Pesaro e Urbino si é trasferito a Parigi, città nella quale ha avuto inizio il suo percorso artistico e dove è rimasto fino al 2003. I suoi libri sono stati pubblicati in Francia e in Italia, e tradotti in vari paesi, da importanti editori come Albin Michel, Sarbacane, Rizzoli, Orecchio Acerbo, San Paolo. Ha esposto le sue opere in numerose mostre personali e collettive. Ha insegnato “Illustrazione” all’I.S.I.A. di Urbino e tiene work shop con istituzioni pubbliche e private e con Accademie d’Arte. Vive e lavora a Reggio Emilia.
Lc 15,1-7
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.